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ویرایش:
نویسندگان: Sebastiano Timpanaro
سری:
ISBN (شابک) : 9788876753244
ناشر: Liviana Editrice
سال نشر: 1981
تعداد صفحات: 165
[92]
زبان: Italian
فرمت فایل : PDF (درصورت درخواست کاربر به PDF، EPUB یا AZW3 تبدیل می شود)
حجم فایل: 16 Mb
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Il libro non è una novità: la prima edizione, derivata da saggi del 1959-60 su "Studi italiani di Filologia classica", è comparsa nel 1963 presso Le Monnier e ha conosciuto una versione tedesca, con ritocchi e integrazioni, presso l'editore Buske di Amburgo ("Die Entstehung der Lachmann-schen Mettode", 1971); nel 1981 la casa editrice patavina ha accolto la seconda edizione, riveduta e ampliata alla luce di un decennio di studi altrui e di approfondimenti d'autore. Esaurita in breve tale edizione, ne compare ora la prima ristampa, con ulteriori integrazioni e aggiunte (raccolte alle pp. 151-153), in cui si precisano formulazioni, si discutono nuovi contributi, si correggono o suggeriscono prospettive. Se di novità non si può dunque parlare, si deve tuttavia registrare un fatto nuovo o, comunque, insolito per opere del genere: la sorprendente vitalità (editoriale) di un libro che sembrava destinato a ristrette cerchie di addetti ai lavori e che invece da oltre un ventennio, in Italia e fuori, non solo si mantiene al centro dell'attenzione degli esperti ("definitive" lo giudica E.J. Kenney, Textual Criticism, in Encyclopaedia Britannica, XVIII, 1978, p. 195) ma conquista nuovi lettori tra quanti sono interessati alla storia degli studi classici e tra i giovani che si accostano alle discipline filologiche. Vale allora la pena di vedere di che si tratta, sfruttando la nuova opportunità offerta dall'attuale ristampa e aggiungendo anche questa segnalazione al coro di recensioni e commenti che ha accompagnato la vita del libro. Nella storia della filologia Karl Lachmann (1793-1851) occupa un posto di assoluto rilievo e forte è la tendenza a ravvisare nel suo modo di affrontare i problemi concernenti la critica testuale e l'edizione dei testi antichi un avvenimento rivoluzionario, una vera e propria rifondazione scientifica del mestiere del filologo. Affinato da lungo tirocinio su testi classici, neotestamentari e germanici d'età medievale (ma legato soprattutto all'edizione e al commento di Lucrezio, Berlino 1850), il metodo del Lachmann si può riassumere così: confronto sistematico (recensio) dei codici che rappresentano la tradizione manoscritta di un determinato testo (antico o medievale) e loro suddivisione genealogica in "famiglie" sulla scorta di errori e di guasti materiali comuni, ricostruzione "meccanica" su base paleografica dell'archetipo da cui dipenderebbe l'insieme della tradizione attestata o ipotizzabile. Al giudizio di quanti non hanno esitato a parlare di rivoluzione lachmanniana Timpanaro contrappone la certezza, maturata attraverso esperienze di studio difficilmente eguagliabili, che la disciplina filologica si è sviluppata e procede per via graduale, senza clamorosi rivolgimenti o vistose "rotture epistemologiche". Se ammette dunque che la novità della critica testuale ottocentesca consista nella fondazione scientifica della recensio, intende però chiarire "come ad essa si sia giunti, quanta parte del 'metodo del Lachmann' vada effettivamente attribuita al Lachmann e quanta sia invece da rivendicare ai suoi predecessori e contemporanei". Ricostruisce pertanto di prima mano la storia della critica testuale dalle edizioni umanistiche fino agli inizi dell'Ottocento e recupera gli apporti che all'evoluzione dell'ars critica via via sono venuti da una folta schiera di personaggi maggiori (da Poliziano e da Erasmo, per esempio, oppure da R. Bentley e da J.N. Madvig, di poco più giovane del Lachmann ma primo a servirsi dello stemma codicum per ricostruire l'archetipo) o minori (P. Vettori e G. Scaligero in testa), sottolineando in particolare i contributi offerti dalla filologia neotestamentaria che sotto le pressioni di Riforma e Controriforma ha dato vita ad un costante lavoro di revisione e aggiustamento nelle tecniche di edizione e di interpretazione. In questa prospettiva, che riconosce i meriti di ciascuno e sa dipanare gli intrecci tra il settore specifico della disciplina e il più vasto scenario della cultura europea, il metodo lachmanniano appare come il prodotto, rilevato e rilevante, di lenti processi collettivi piuttosto che il frutto della geniale inventiva di un singolo; e se agli occhi dei contemporanei è parso originale, questo si spiega - aggiunge Timpanaro - con lo stadio di regresso denunciato dalla critica testuale del primo ottocento rispetto ai risultati già conseguiti nel secolo precedente. Ridimensionare la portata innovatrice del Lachmann sul piano del metodo non significa pero ridurne la figura di studioso: egli rimane pur sempre colui che ha portato a maturazione e ricondotto a disegno unitario quanto di buono, settorialmente o in misura perfettibile, altri aveva fatto. Né, parimenti, riduzione comportano la scoperta di primi segni di "crisi" già nello stesso Lachmann e l'individuazione dei limiti del metodo, evidenti soprattutto nelle opere di discepoli e imitatori eccessivamente zelanti. Anzi, tali constatazioni, mentre non impediscono a Timpanaro di precisare utilità e applicabilità delle regole lachmanniane, anche gli permettono di tracciare le linee di fondo della storia più recente della critica testuale, dal secondo Ottocento alla situazione odierna, seguendo i modi in cui quelle regole sono state accolte o disattese, corrette o superate. Così il libro si fa indispensabile strumento di informazione e insieme modello di ricerca storiografica, per più aspetti accostabile alla lezione che il maestro di Timpanaro, Giorgio Pasquali, ha impartito e continua a impartire dalle pagine di "Storia della tradizione e critica del testo". E "pasqualiane" suonano le tre appendici, che spostano il discorso sul terreno più squisitamente tecnico e che si occupano, nell'ordine, delle prime prove di Lachmann germanista, delle possibilità di determinare il tipo di scrittura di codici perduti, della preponderanza di stemmi bipartiti nelle ricostruzioni operate dagli editori e di tradizioni manoscritte con perturbazioni non spiegabili per via di derivazione genealogica. Qui c'è tutto da imparare; e l'insegnamento è rivolto non solo ai classicisti in erba ma anche a chi intenda praticare aree disciplinari contigue, come conferma la presenza della terza appendice tra i saggi raccolti da Alfredo Stussi nel I volume della serie "Strumenti di filologia romanza" de Il Mulino ("La critica del testo", 1985). Insomma: pur lontano dalle carriere ufficiali e dalle sedi istituzionali preposte alla trasmissione del sapere, Sebastiano Timpanaro ha non di meno la statura del maestro, sia quando interviene su grandi questioni di storia culturale sia quando, sul piano della militanza politica o delle scelte etiche, fa professione del suo umanesimo laico e progressista.